Quando con una valigia in mano o zaino in spalla siamo pronti per intraprendere una nuova avventura in giro per il mondo, non si può fare a meno di soffermarsi su tutto ciò che di scritto ci circonda, soprattutto se a viaggiare è un traduttore.
Ci sono posti che davvero ti fanno sentire orgoglioso del tuo lavoro perché ci si rende conto che c’è qualcuno che lì fuori lo apprezza e ci tiene a presentare materiali e traduzioni di qualità. Al contrario poi, c’è anche chi con tuo lavoro fa un po’ ciò che vuole perché, ovviamente, a cosa serviamo noi traduttori? Tanto ci sono questi fantastici programmi moderni di traduzione automatica, per non parlare poi di quei traduttori improvvisati che in realtà di traduzione ci capiscono ben poco… ma alla fine che differenza vuoi che faccia?
Bhè… ci sarebbe proprio da dire qualcosina a riguardo… e cioè che, è proprio grazie a questi geni del male che decidono di iniziare a tradurre da sé o di sostituire il lavoro di un traduttore professionista con dei banali traduttori automatici, che vengono fuori delle traduzioni scarne, prive di senso, con significati stravolti e a volte tutt’altro che piacevoli.
Uno dei piaceri della vita è senz’altro mangiare… ma a volte una cena o un pranzo piacevoli si trasformano in una vera corsa ad ostacoli, soprattutto se i nostri occhi iniziano a vedere cose che non avrebbero mai voluto vedere!
Aprendo un menù di un ristorante, non di rado incappiamo in fantasiose interpretazioni, fresche di traduttore automatico, che mettono in seria difficoltà noi, quando siamo all’estero, o i nostri amici stranieri, se ci troviamo nel nostro Paese in loro compagnia.
E così, ci ritroviamo di fronte, soprattutto nei ristoranti pseudo italiani, a delle “cotolette” o “piatti di riso” che cambiano genere, dei “tiramisù” che magicamente perdono l’accento o lo trasformano in apostrofo e degli “gnocchi” con qualche consonante che si è persa strada facendo. Per non parlare poi della concordanza di genere e numero che, nella maggior parte dei casi, sembra essere un optional della lingua!
Ed è così che ci ritroviamo a ordinare piatti di cui non solo non si capiscono gli ingredienti o la prepazione ma che vengono totalmente stravolti con significati a volte disgustosi. Infatti, chi ordinerebbe mai un piatto di “verdure con verruche”? Ebbene sì, questa è la pessima traduzione realizzata per un piatto come “vegetables in boils”. Oppure tra le altre perle di traduzione troviamo le “pappardelle agli scampi” saggiamente tradotte in inglese come “pappardelle to you escape him”! In casi come questo, sarebbe meglio “darsi alla fuga” per davvero, ma per la vergogna, oppure riderci su, perché tanto le lacrime a noi traduttori ce le hanno prosciugate già da tempo… e un respiro di sollievo, almeno in questo caso, ce lo danno le “pappardelle” che si sono degnate di non perdere le doppie!
La soluzione non è molto semplice in quanto, quando si parla di un qualcosa che è radicato nella cultura di un paese, si deve andare sempre con i piedi di piombo per affrontare il problema linguistico e culturale dell’adattamento del testo. Per quanto riguarda nello specifico le traduzioni scarne dei menù dei ristoranti, purtroppo si devono fare i conti con i bassi costi e con i programmi di traduzione automatica che invadono il web, considerando anche che ce ne sono alcuni creati a pennello che offrono traduzioni di menù in tutte le lingue per due spiccioli. Per quanto veloce ed economica la traduzione automatica non sarà mai come quella umana perché sempre, e dico sempre, sarà tralasciato l’aspetto culturale!
Ci sono casi in cui sarebbe meglio lasciare le cose come stanno, senza cercare di voler tradurre a tutti i costi l’intraducibile… e casi in cui sarebbe opportuno rivolgersi a dei professionisti del mestiere che almeno si degneranno di evitare che una semplice e piacevole bevanda quale può essere il “thè alla pesca” si trasformi in un disgustoso “thè to the fishing”!
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